Bugie in Liguria, cenci in Toscana, frappe a Roma, galani in Veneto, cròstoli in Friuli. Il nome delle chiacchiere di Carnevale varia da regione a regione e in alcuni casi anche da città a città, ma la ricetta è più o meno sempre la stessa.
Per scoprire la storia e le origini delle chiacchiere dobbiamo fare un salto indietro nell’Antica Roma: durante il mese di febbraio infatti venivano celebrati i Saturnali (festività molto simili al nostro Carnevale). Durante questi giorni di festa venivano preparate quelle che sarebbero poi diventate le chiacchiere: parliamo delle frictilia, dolcetti a base di uova e farina, fritti nel grasso di maiale e distribuiti alla folla che si riversava per le strade della città. Era abitudine del tempo preparare le frictilia in grande quantità, per la semplicità della ricetta e per gli ingredienti poveri di cui si componeva, in modo che si potessero conservare e gustare anche nelle settimane successive.
Come tutti i piatti della tradizione, anche le chiacchiere di Carnevale sono circondate da miti e leggende: tra tutte spicca quella napoletana. Secondo questa storia infatti, la ricetta delle chiacchiere sarebbe nata alla corte della regina Savoia che, in vena di intrattenersi con i suoi ospiti, chiese al pasticcere di corte Raffaele Esposito un dolce che potesse allietare e accompagnare le loro “chiacchiere”. Il pasticcere allora chiamò “chiacchiere” i dolci proposti alla regina che ne apprezzò gusto, dolcezza e consistenza.
Oltre alle classiche chiacchiere che possono essere fritte semplicemente o anche ripassate al forno per renderle piu’ biscottate, esiste anche una variante golosissima ovvero le bugie ripiene.
Una dolce variante delle tradizionali in questo caso le sfoglie sottili e croccanti sono farcite con un morbido ripieno di nutella, marmellata o crema alla vaniglia, richiuse a forma di raviolo e infine fritte o se preferite al forno! Friabili fuori da sciogliersi in bocca e dal cuore cremoso sono davvero irresistibili..provare per credere