Ci piace come sempre pensare di potervi raccontare delle belle storie di aziende sane e che hanno, come noi, un unico credo, ovvero anteporre la qualità prima di tutto.
Il paesaggio che oggi contraddistingue l’Azienda deve le sue origini alla caccia.
Fino ai primi del ‘900 infatti questa porzione di territorio, ancora suddivisa in molteplici proprietà, era caratterizzata – come il resto della piana della valle del Ticino (in particolare quella sotto costa) – dalla forte presenza di marcite e risaie e da una quasi totale assenza boschiva.
Allo stesso tempo, il luogo risultava molto interessante da un punto di vista venatorio, essendo costeggiato dal fiume Ticino, e quindi caratterizzato da una grande abbondanza di zone umide, che favorivano la presenza di numerosi uccelli acquatici, come le anatre.
All’interno di un contesto prevalentemente agricolo, non erano rare le battute di caccia. I calendari venatori per altro erano molto meno rigidi di oggi ed era possibile cacciare tutto l’anno. Tra chi praticava quest’attività, c’erano cacciatori professionisti, ma anche una quota significativa di appassionati, per i quali era un vero e proprio hobby. Avendone la possibilità, alcuni di loro iniziarono ad acquisire porzioni di terreno dell’attuale Riserva San Massimo e, dal momento che la caccia richiedeva un ambiente non meramente agricolo – campagna pulita – ma anche boschivo, a protezione del contesto faunistico, determinarono l’inizio un processo virtuoso di creazione di un nuovo habitat locale.
Nel corso del ‘900 a San Massimo si succedettero diverse proprietà, tutte essenzialmente legate all’interesse per l’attività venatoria e, mano a mano, grazie all’acquisizione continua di nuove cascine e terreni, la tenuta si ampliò.
Dopo la seconda guerra mondiale, cambiata la logica economica, non più centrata sull’agricoltura, furono compiuti alcuni interventi sul paesaggio che diedero l’avvio a un processo di modificazione dell’habitat originale, favorendo l’insediamento di nuove specie animali, tra cui i fagiani. Le marcite vennero abbandonate, sostituite in parte da pioppeti, ma soprattutto da boschi di ontani e furono create, lungo il Ticino, molte lanche (stagni a forma di mezzaluna ricavati in anse di fiumi abbandonate dalla corrente). Ciò permise alla famiglia De Angeli, allora proprietaria, di rendere San Massimo una delle riserve più famose per la caccia di pianura e le battute al fagiano, frequentata con assiduità da molti esponenti dell’alta società.
Poi gli anni di piombo e la violenza che insanguinarono il Paese, segnarono un’inversione di tendenza. Una nuova mentalità ambientalista, particolarmente critica nei confronti di certi tipi di caccia, si impose e l’attività venatoria fu regolata in modo severo e restrittivo. Le riserve di caccia nella valle del Ticino assunsero una funzione di protezione dell’ambiente naturale, le battute di caccia diminuirono fortemente e tutto ciò favorì l’incremento di una popolazione di ungulati, quali caprioli, daini e cinghiali che sono ancora presenti all’interno della Riserva.
La Riserva San Massimo è una di quelle realtà incentrate sulla massima espressione del prodotto finale, e lo si nota fin da subito arrivando “in Riserva”. La protezione della biodiversità e la salvaguardia delle colture tradizionali messe in atto all’interno della Riserva sono testimonianza del rispetto delle misure conservative proposte dalle politiche agricole comunitarie, ma ancor prima della scelta impegnativa ma gratificante della famiglia Antonello – da decenni proprietaria della Riserva – che si è dedicata a tutelare la bellezza del luogo ed a sostenere le coltivazioni autoctone.
Il mantenimento dell’erba delle ripe sui campi, i solchi profondi attorno al loro perimetro (che raccolgono una riserva d’acqua fondamentale per il compimento del ciclo vitale di molte specie animali in casi di siccità e per la presenza delle rane nelle risaie), la rotazione delle colture, e in genere le tecniche di agricoltura integrata sono solo alcuni degli esempi di buone pratiche che hanno contribuito a mantenere inalterata la biodiversità locale, determinando anche l’unicità dei prodotti coltivati
La coltivazione avviene esclusivamente all’interno della Riserva.
Il terreno che ospita l’Azienda Agricola San Massimo – un’ansa del fiume Ticino, siamo in provincia di Pavia, che nel corso degli anni ha modificato il suo percorso – si è rivelato di straordinaria fertilità. In tutta l’area si ritrova la presenza di un substrato torboso molto ricco, composto da resti vegetali e microorganismi che, a causa dell’acidità mantenuta dall’acqua, non si decompongono completamente, rendendolo così fecondo e consentendo di concimare poco i terreni, utilizzando ad integrazione, solo in alcuni casi, sostanze organiche come vinacce, sovesci e altre materie vegetali. Il territorio agricolo della Riserva San Massimo dà vita a tre varietà di riso di altissima qualità: il Riso Carnaroli Autentico, sia classico che integrale, il Rosa Marchetti e il Vialone Nano.
Quello che colpisce nella varietà del paesaggio della Riserva San Massimo, è l’imponenza della foresta naturale che si sviluppa senza soluzioni di continuità per circa 400 ettari. Ontani neri, querce, pioppi e salici crescono a ridosso dell’antico terrazzo fluviale del Ticino, su un terreno solcato da fossi, lanche e paludi.
Si tratta di una foresta igrofila, un “unicum” su scala internazionale per caratteristiche ecologiche, faunistiche, botaniche e, più nello specifico, per l’alta diversità strutturale del suo soprassuolo e la complessità delle funzioni biologiche cui adempie.
Questo grande e suggestivo ecosistema forestale, con i campi che lo circondano, costituisce l’Azienda Agricola Riserva San Massimo, porzione di territorio divenuta Sito di Interesse Comunitario (SIC IT2080015) nel 2004 e successivamente Zona di Protezione Speciale (ZPS).
La scelta di tutelare questo luogo espressa dalla Comunità Europea, dovuta all’eccezionalità dell’habitat che ospita, ben si sposa con le intenzioni di salvaguardia della biodiversità che da anni sono alla base dei progetti, degli interventi e di ogni singola attività compiuta dalla proprietà, che dedica attenzioni costanti, tempo e ricerche al miglioramento del contesto ambientale nel suo insieme.
Da più di 10 anni sono piantumati oltre 80 km lineari di alberi da frutto a maturazione differenziata – meli, peri, pruni, ciliegi, albicocchi – che crescono in modo completamente naturale, lungo le carrarecce e le bordure dei campi coltivati. Dimostrazione di un perfetto ciclo naturale, i frutti vengono lasciati in loco, arricchendo il terreno di sostanze nutrienti naturali e incrementando le risorse alimentari per i molti animali selvatici della Riserva, e per gli uccelli migratori che ogni anno transitano sulla Pianura Padana.
Recentemente, sempre in linea con gli obiettivi di sostenibilità richiamati dalle politiche agricole comunitarie, l’Azienda Agricola San Massimo ha realizzato un progetto di piantumazione di 5.000 piante baccifere a bordura dei campi di riso: Rosa canina, Viburnum opulus, Prunus spinosa, Crataegus monogina, Rhamnus catharticus, Cornus sanguinea, Ligustrum vulgare.
La Riserva inoltre con la sua biodiversità è il contesto ideale per la produzione biologica di miele di Acacia e Millefiori. Il processo è totalmente naturale e le api non vengono sfruttate: il miele di edera viene lasciato nelle arnie affinché se ne nutrano durante l’inverno e solo un 70% di quello d’acacia e millefiori viene prelevato.
Sul territorio Elvetico questo eccelso riso viene apprezzato da chiunque sia amante della buona cucina e dei prodotti “giusti”, dal ristorante stellato al ristoratore che vuole ed apprezza il riso coltivano col la passione di un tempo antico che non c’è piu’ quasi come fosse una favola.
Inoltre questo Riso viene utilizzato nelle cucine di Sanpellegrino Sapori Ticino e nelle cucine di MasterChef Italia.
Per chi non credesse a quanto descritto, v’invito a partecipare alla giornata delle ciliegie, organizzata una volta all’anno presso la Riserva San Massimo, (per info sulle date potete seguire sui social il nostro partner) ove con una quota simbolica d’ingresso che sarà devoluta in beneficenza, sarà possibile degustare diverse tipologie di risotti preparati da chef /clienti proveniente da diverse regioni d’Italia e/o dall’estero e prodotti locali km 0 e ovviamente raccogliere le ciliegie.